Sembra un passato assai remoto quello in cui nel lontano Dicembre del 2019 l’allora dimissionario Ministro dell’Istruzione Università e Ricerca Fioramonti con un colpo di mano si apprestava a liquidare molti corsi universitari erogati in modalità didattica telematica compromettendo di fatto il principio costituzionale del diritto allo studio.
Un’altra era a pensarci ora. Negli ultimi mesi la storia ha corso velocemente, delle voci degli studenti insorti per difendere il diritto allo studio, si ode ancora qualche eco distante. Il parere vincolante della Corte dei Conti che di fatto ha sancito il ritiro del fu decreto Fioramonti non ha trovato il giusto riverbero nell’opinione pubblica perché purtroppo arrivato all’alba dell’ora più buia della nostro Paese. In quelle poche righe che il Ministero (presieduto per fortuna non più da Fioramonti) pubblicava il 24/02 e che di seguito riporto, oggi sappiamo che si celava la nemesi più profonda.
“A seguito dei rilievi formulati dalla Corte dei Conti in sede di registrazione del provvedimento indicato in oggetto, lo scrivente Dicastero ha provveduto al ritiro del Decreto ministeriale 23 dicembre 2019, n. 1171. Pertanto, in tema di programmazione triennale relativa all’istituzione di corsi di studio, di cui all’allegato 3 del Decreto ministeriale n. 989 del 25 ottobre 2019, continueranno ad applicarsi le disposizioni normative attualmente vigenti in materia” (fonte: miur.it)
In pochi mesi i percorsi formativo erogati a distanza, la didattica telematica dunque l’e-learning, è divenuto il paradigma della nuova era. La Pandemia ci ha imposto nuove regole cancellando vecchie sovrastrutture e costringendoci a guardare la realtà per come si presenta.
Il maldestro tentativo di un burocrate di spalleggiare le richieste di una precisa casta è stato spazzato via dalla memoria collettiva prima dalla storia oltre che da un giusto provvedimento della Corte dei Conti.
Il diritto allo studio, a prescindere dalle modalità con il quale si esercita, oggi è salvo e grazie all’infrastruttura digitale e all’applicazione delle modalità didattiche telematiche tutto il mondo della scuola e dell’università nell’epoca del SARS-COV-2 può continuare a vivere con continuità.
L’intero sistema educativo e formativo italiano nel giro di pochi giorni si è dovuto riscoprire telematico senza non poche resistenze, ma telematico e in queste poche righe non si può non far menzione al maestro Manzi che negli anni ’60 con il suo “Non è mai troppo tardi” contribuì alla lotta contro l’analfabetismo riproducendo in televisione vere e proprie lezioni con metodologie didattiche innovative. Correvano gli anni ’60, gli anni del boom economico e del miracolo italiano.
Siamo ancora lontani da quel sogno, ma forse la strada intrapresa potrebbe essere quella giusta.